Fu costruito nel 1690 a spese dei fratelli Francesco e Carlo Tafuri, che a perenne memoria posero un’epigrafe sul lato sinistro della cappella insieme all’altra lapide in ricordo del padre Giovanni Battista collocata sul lato destro.

Al centro del grazioso altare in pietra leccese la tela del santo titolare inginocchiato dinanzi ad una visione della Vergine Maria che regge tra le braccia il Bambino Gesù, opera autografa del pittore mesagnese Luca Paciolla (1638-1706), datata 1685, è valorizzata da una cornice dorata che si sviluppa verso l’alto includendo il dipinto ottagonale della martire S. Barbara.

Procedendo dal basso questo si componeva di un pronunciato zoccolo con tripudio di angeli danneggiato dall’inserimento forzato dell’altare a marmi intarsiati con spirali di fiori nei gradini postergali proveniente dalla Chiesa di S. Teresa; dei basamenti delle colonne, uno per versante, con altre figure di angeli in aggraziate movenze e tutte di prospetto; delle colonne spiraliformi a senso invertito in ciascuna coppia, le due esterne decorate con ghirlande di fiori e teste affioranti, le due interne anche con creature angeliche e uccelli e al di là dei capitelli corinzi, sulla faccia dei basamenti della cornice, ancora la presenza di angeli.

Tra gli intercolumni, le specchiature sono affollate da esseri celesti ad incorniciare le nicchie appena accennate trapuntate di stelle con le statue di S. Pantaleone (a sinistra) e S. Sebastiano (a destra).

In corrispondenza delle colonne si elevano due volute interrotte per parte dietro cui emergono le statue lapidee di S. Francesco d’Assisi (a sinistra) e di S. Francesco di Paola (a destra).

Completa l’altare un cornice in pietra attorno ad una finestra con vetrata istoriata raffigurante il Cuore di Maria.

Oltre l’altare, nella profonda cappella coronata da cupola sorretta da quattro grandi aquile e conclusa da lanterna, è accolto sulla destra il sepolcro marmoreo del vescovo Salvatore Luigi Zola qui trasferito il 27 aprile 1935 dalla originaria sepoltura situata tra la cappella di S. Oronzo e quella dell’Addolorata, realizzata da Luigi Guacci.

Per la storia, annotiamo che sopra il tabernacolo dell’altare marmoreo era collocata una statuetta di legno rappresentante S. Anna con Maria bambina di cui si sono perse le tracce. Per tale motivo la cappella era anche detta di S. Anna. Fino ai tempi di Mons. Minerva la cappella era utilizzata come Secretario per il canto dell’Ora Terza e per la vestizione del vescovo nei solenni pontificali.