Collocato nel 1700 nell’angusta cappella, al pari del precedente altare a cui molto somiglia, fu scolpito a spese dell’abate Giovan Andrea Gustapane, canonico della nostra Cattedrale, nel 1687, come risulta dal millesimo inciso ai lati del cartiglio centrale.

Sul dossale, tra le due colonne a fusto rotondo, si ammira la tela, opera di ignoto autore salentino del XVII secolo, che rappresenta Il martirio di S. Andrea, avvenuta, per sua scelta, su una croce decussata (ossia a forma di X) per non eguagliare Gesù nel martirio.

La ricca macchina d’altare, valutata da Cesare Penna il giovane 247 ducati quando nel 1708 il vescovo Fabrizio Pignatelli ne richiese la valutazione, è sostenuta da quattro pilastri ricamati con vasi floreali; sopra, i basamenti delle statue e delle colonne decorati rispettivamente con teste d’angelo reggifestone e con un angelo che offre un grappolo d’uva ad un uccellino.

Le statue, poste esternamente, presentano nelle loro pose ieratiche S. Carlo Borromeo (a sinistra) e S. Nicola di Mira (a destra). Le colonne, poste internamente, sono decorate con una combinazione di lussureggiante flora (fiori e frutta a grappolo), fauna (diversi uccelli) e simpatiche creaturine. Nello stretto spazio tra colonne e statue altri simili ornamenti testimoniano un vero horror vacui.

Sui capitelli corinzi delle colonne e delle paraste (anch’esse decorate) dietro le statue, corre orizzontalmente sul solito basamento della cornice aggettante un lungo fregio.

Al di là della cornice, tra due angeli che reggono galero (a sinistra) e mitria (a destra), è collocata una tela centinata di autore ignoto che raffigura S. Petronilla (la matrona leccese che raccolse il corpo di S. Oronzo dopo la sua decapitazione) mentre riceve la comunione. Un tempo al di sotto di questa vi era un’altra tela che rappresentava S. Caterina proveniente dall’omonima cappella dell’antico Duomo. L’ordine è completato da una piccola croce greca inserita tra due volute.